A quasi 90 anni è giunto anche per Giorgio Armani il momento di pensare al futuro della propria maison. Sono principalmente due le strategie che il Gruppo potrebbe prendere in considerazione: da una parte la fusione con un competitor più grande, al fine di ottenere stabilità e garanzie economiche; dall’altra la quotazione in Borsa.
Giorgio Armani, fondatore dell’omonima maison, ha recentemente lasciato intendere che ci saranno cambiamenti nel suo gruppo di moda, una volta che non ne sarà più alla guida.
“L’indipendenza dai grandi gruppi potrebbe ancora essere un valore in futuro, ma non mi sento di escludere nulla”, ha dichiarato a Bloomberg. “La quotazione”, ha aggiunto, “è un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione, si spera in un lontano futuro”.
Secondo gli analisti, scrive Fashionnetwork, nel quadro di un’acquisizione o una scissione, un prezzo compreso tra otto e dieci miliardi di euro per Giorgio Armani potrebbe essere considerato ragionevole.
Come abbiamo anticipato, nel futuro del brand non è esclusa un'apertura alla Borsa. Secondo le informazioni che trapelano dallo statuto che verrà adottato alla morte dello stilista (un documento riservato la cui esistenza è stata rivelata dal Corriere della sera), la Giorgio Armani del futuro avrà sei categorie di azionisti, tutti uguali davanti al dividendo, ma alcuni avranno il triplo dei voti e il diritto di nominare il CEO. Dopo il quinto anno dell'entrata in vigore delle nuove regole societarie, sarà anche possibile quotare la casa di moda. Il documento è la base su cui si innesterà l'eredità dello stilista.
Nonostante sia una scelta strategica con forti implicazioni sul futuro del Gruppo, ad oggi la data più plausibile per un IPO è il 2025. Il direttore generale del gruppo, Giuseppe Brusone, ha infatti dichiarato che l'operazione, in questo momento, è rinviata in attesa di completare la riorganizzazione della società.
Questa strategia è in linea con il suo desiderio di preservare l'indipendenza del marchio, nonostante le tendenze del settore verso la consolidazione sotto grandi conglomerati.
Oggi Giorgio Armani possiede il 99,9% dell’azienda, mentre lo 0,1% fa capo alla Fondazione Giorgio Armani. Il piano di successione di Armani prevede un accordo dettagliato per dividere la proprietà tra parenti stretti e una fondazione, per garantire la continuità del suo stile e della filosofia aziendale.
Fondatore dell’omonima casa di moda, Giorgio Armani ha lanciato la sua impresa nel 1975 dopo aver maturato esperienza alla Rinascente e presso le aziende di Nino Cerruti. Divenuto unico azionista e amministratore delegato a seguito della scomparsa del socio Sergio Galeotti nel 1985, Armani ha sviluppato un gruppo attivo in abbigliamento, accessori, casa, cosmetici e occhialeria. Nonostante le speculazioni su possibili acquisizioni, in particolare da parte di L’Oréal, Armani ha mantenuto l'indipendenza del marchio.
Il gruppo ha chiuso il 2022 con un fatturato consolidato di 2,35 miliardi di euro, in crescita del 16,5% rispetto al 2021.
Mentre Giorgio Armani si prepara per un futuro di transizioni strategiche, l'indipendenza e l'innovazione rimangono al centro dei suoi valori aziendali.
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